Emanuele Crocetti

E-mail (autore per corrispondenza): 
e.crocetti@ispo.toscana.it
Autore/i: 
Emanuele Crocetti, Carlotta Buzzoni, Adele Caldarella, Antonella Corbinelli, Laura Fancelli, Teresa Intrieri, Gianfranco Manneschi, Libuse Nemcova, Marco Zappa
Istituto/i: 
UO Epidemiologia clinica, descrittiva e registri, Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica, Firenze
Abstract: 
Obiettivi La prognosi del melanoma cutaneo è in generale buona ed è migliorata nel corso del tempo. Nonostante questo, permangono differenze, tutt’altro che marginali, a favore delle donne rispetto agli uomini. Metodi Lo studio è stato condotto sulla casistica dei melanomi cutanei del Registro Tumori della Regione Toscana, incidenti nel periodo 1985-2008 e con follow-up alla fine del 2012. E’ stata rivista la documentazione inclusi i referti patologici per confermare le informazioni sui fattori prognostici (sesso, età, periodo, Breslow, Clark, mitosi, sede, morfologia, ulcerazione, stato linfonodale, pT, pN, metastasi, ecc). E’ stata effettuata, con la procedura MICE, l’imputazione delle variabili mancanti. Il ruolo del sesso e degli altri fattori prognostici sulla sopravvivenza causa specifica è stato analizzato col modello di Cox. I risultati sono espressi come hazard ratio (HR) con intervalli di confidenza al 95%. Risultati Sono stati analizzati 3900 melanomi cutanei infiltranti: 1837 uomini (47.1%) e 2063 donne (52.9%). La sopravvivenza causa specifica a 5 anni è risultata 87% (86%-89%) per le donne e 80% (78%-82%) per gli uomini. L’HR grezzo del sesso femminile rispetto al maschile è 0.62 (0.53-0.72). Dopo aggiustamento per possibili confondenti, le donne hanno mostrato un rischio significativo e fortemente ridotto di morire per melanoma cutaneo rispetto agli uomini (HR=0.66; 0.56-0.79). Conclusioni Questo studio ha confermato che il sesso femminile è un fattore prognostico protettivo indipendente nei pazienti con melanoma cutaneo. L’approccio metodologico, attraverso l’imputazione dei dati mancanti e l’analisi di un numero rilevante di fattori prognostici, rende improbabile un residuo effetto confondente. Il risultato è quindi presumibilmente dovuto a un fattore biologico protettivo - ancora sconosciuto - legato al sesso femminile,.
Preferenza: 
oral